21 novembre 2014

NOIR - due

Ero sicuro che qualcosa non andasse, che mi stesse nascondendo qualcosa.
Non le credevo. Nonostante i suoi ripetuti dinieghi e le sue spiegazioni fintamente razionali.
Nonostante le sue infinite scuse.
Per questo l'avevo seguita...

E alla fine avevo avuto ragione.
Non che ne fossi contento, ma in un certo senso mi faceva sentire bene.
Come una liberazione.

Quando l'avevo vista entrare nell'appartamento, quando avevo visto l'uomo aprirle la porta con familiarità e lasciarla entrare... non dico che ne fossi contento. Sollevato, però, senza dubbio.
Avevo aspettato un po'. Un tempo ragionevole, sufficiente per lasciarli "accomodare".
Volevo coglierli sul fatto: non volevo che lei avesse modo di inventarsi un'altra delle sue solite scuse.
Avevo aspettato un po', poi avevo spalancato la porta e fatto irruzione nella stanza.
E loro stavano lì, mezzi nudi, abbracciati... e mi guardavano.
Spaventati, terrorizzati e confusi, mi guardavano.
E ho sparato. Tre colpi, gli ho sparato.

Ero sicuro che qualcosa non andasse, e avevo ragione: quella non era mia moglie.
"...e questo come l'ha fatta sentire?" mi stava chiedendo la donna del bar guardandomi intensamente negli occhi.
Bene, come al solito -avevo risposto- cioè... non che cambiasse gran che, rispetto alle altre volte: mia moglie è morta da tre anni.

ITALIAN JOB - tre

...in effetti sembra ieri...

20 novembre 2014

19 novembre 2014

ITALIAN JOB - uno

Vecchie cose che emergono dai cassetti della memoria (beh, non così vecchie... tipo tre anni fa?).
Queste erano state pensate, scritte, disegnate per Il Male... ma non le volettero. Quindi eccole qua.

18 novembre 2014

NOIR - uno

...non lo avevo notato, all'inizio, era solo un'altra ombra nel buio.
Non che non me ne fossi accorto, in un certo senso.
Ne percepivo solo la presenza, sempre più ingombrante. Inquietante.
Ma ancora lo sentivo come qualcosa di lontano, distante da me.
Qualcosa che non mi riguardasse.
Un'ombra alle mie spalle, che emergeva dal buio. A tratti.
Fu solo più tardi, quando me lo trovai davanti, che capii che era lì per me.
Era me che cercava.
Fin dall'inizio.

13 novembre 2014

FAVOLE 2.0



parte prima
come tutto era iniziato
uno

Un giorno, il re delle favole si accorse che c’era un problema.

Convocò tutti i suoi consiglieri, con una certa urgenza, per metterli a parte della cosa.

“Abbiamo un problema – gli disse – sempre meno bambini ascoltano le favole, e sempre meno genitori le raccontano.”

“in effetti – ammise il ministro dell’economia tirando fuori dalla sua valigetta montagne di fogli pieni di grafici e statistiche – si vendono sempre meno libri, e i diritti d’autore non bastano più a sostenere le nostre spese ordinarie”

“I bambini sono distratti – disse il gran ciambellano – sarà sicuramente colpa della televisione”

“E dei videogiochi – aggiunse, punto sul vivo, il ministro delle telecomunicazioni – con tutte le proposte che ci sono, tutti quei giochi corri-corri e picchia-picchia…”

“O magari è anche un po’ colpa nostra…” disse una vocina alle loro spalle.

Sulla sala cadde il silenzio.
Un silenzio denso, pesante come il piombo.



28 luglio 2014

APPLE - one shot

"Oh, beh... quanto costerà mai - pensò Eva - in fondo è pur sempre una mela!"

23 luglio 2014

IL MIO AMICO - storie brevi per bambini cattivi

Avevo trovato il cane per strada, vicino casa.
Gli avevo dato qualcosa da mangiare, e lui mi aveva seguito.
All'inizio da lontano, diffidente.
Poi si era avvicinato.

Papà e mamma non erano convinti: sarà sicuramente di qualcuno.
Probabilmente si è perso, e i suoi padroni lo stanno cercando.
Devi riportarlo dove l'hai trovato.
Così mi hanno detto.
E l'ho fatto.
Quasi.

Adesso è mio, e non andrà più da nessuna parte. Nessuno lo sa, nemmeno papà e mamma.
Non lo sanno che ogni giorno, tornando da scuola, mi fermo con lui a giocare per un po'...

16 giugno 2014

PER DISEGNARE... - day two

...la mattina dopo stavamo nuovamente lì: la Pelanda dei Suini
(MACRO - Testaccio - Roma)


Sandra Petrignani
TUTTE LE STORIE SONO STORIE D'AMORE
Dove si parlava di donne, sentimenti, innamoramento, disamori e tradimenti...
la tesi di base era che innamorarsi è una malattia...
...ma forse solo perché non riusciva a farsi macchiare il caffè.

PER DISEGNARE... - day one


Alla pelanda c'era questa cosa. Tipo un festival. Tipo "Per Dire"...
Ci siamo andati per raccontarlo con le figure, che questo sappiamo fare.
Un racconto a quattro mani. E due penne. Rigorosamente a china.

PROLOGO
...io sono mattiniero (e pazzo), e sono arrivato all'alba.
Stavano ancora allestendo.

2 giugno 2014

IL PESCATORE - piccole storie zen

Una volta, un vecchio pescatore cinese incontrò un giovane barbone: "che, ce l'hai du' spicci per un panino?"
"Non servirebbe - rispose il vecchio - domani saresti sempre qui, nelle stesse condizioni. Ma posso insegnarti a pescare, così d'ora in poi potrai sfamarti da solo..."
"'mmazza, quanto sei saggio!" esclamò il giovane. E andò con lui.

Qualche giorno dopo, passando dallo stesso posto, il vecchio pescatore incontrò lo stesso giovane barbone che chiedeva l'elemosina: "che fai ancora qui? Non hai preso pesci, oggi?"
"Come no? - rispose il giovane - l'ho già mangiato, ma un po' di pane per accompagnarlo? Che so, un'insalatina, un bicchiere di bianco fresco... e poi devo comprarmi dei vestiti, e..."
"Capisco - lo interruppe il vecchio saggio - allora dobbiamo fare un passo avanti, e parlare della struttura economica della società moderna."
"De che?" lo incalzò il giovane.
"Vedi, se tu non ti fermassi a prendere un pesce per sfamarti ma ne pescassi degli altri, potresti vendere l'eccedenza al tuo fabbisogno alimentare e investire il ricavato per acquistare le altre cose che possono servirti: è la logica del capitalismo. Se tu diventassi un bravo pescatore, potresti perfino di tanto in tanto toglierti qualche sfizio. O, che so, capitalizzare, comprarti una barca, e un giorno costruirti un'impresa di pescatori tutta tua..."
Il giovane, un po' confuso, si allontanò.

Dopo qualche giorno, il vecchio si trovò a passare ancora da quelle parti.
Lipperlì non vide il giovane barbone, e ne fu contento.

Ma poi un'ombra gli si avvicinò di soppiatto: era lui.
Solo che questa volta aveva in mano una pistola.
"Dammi tutto quello che hai" gli urlò contro.
Il vecchio, svuotandosi le tasche e consegnandogli tutti i suoi pochi averi, scosse la testa: "mi sa proprio che non hai capito..."
"Come no? - lo interruppe il giovane - ti ho ascoltato, e ho pescato tanti pesci: come credi che mi sia guadagnato i soldi per comprarmi la pistola?"

Così il vecchio se ne tornò verso casa, sconsolato e sconfitto, senza nemmeno la sua vecchia canna da pesca.

Una lacrima silenziosa rigava il suo volto, mentre rimuginava sulla morale di questa storia:
- uno stronzo, anche se impara a pescare, rimane sempre uno stronzo.
- impara a farti i cazzi tuoi.

27 maggio 2014

IL GIORNO DOPO - one shot

...il giorno dopo tutti sapevano tutto.
Analisi scientifiche o meno si sprecavano negli studi televisivi come nei cortili; nei salotti bene come nei cessi dei peggio bar: tutti sapevano tutto.
E venne fuori - ma solo il giorno dopo - che lo sapevano già da tempo.

Probabilmente, in tutta la città, io ero l'unico cretino che non ci aveva capito nulla.

SGUARDI - one shot

Incontro i loro sguardi, a volte.
Carichi di sgomento, me li sento addosso.
Guardano me, ma vedono solo il mostro. In me.

Vedo bambini indicarmi, rivolti alle madri.
Vedo madri afferrare i loro figli, e trascinarli via accelerando il passo.
Vedo, a volte, il loro sgomento trasformarsi in ribrezzo. Quasi in paura, a volte.

Come se fossi un mostro. Come se fossi io, il mostro.

Non vanno oltre i loro sguardi. Li sento.
Mi giudicano.

IL VIAGGIO - one shot

Mi svegliai strano, quella mattina.
Intorno a me il mio paese, il solito di sempre.
Quello che amavo, ma non sopportavo più da ormai troppo tempo.
Un paese avaro, e piccolo. Incomprensibile, per certi versi, eppure così chiaro. Semplice.
E meschino.

Non sopporto più questo paese, mi dissi, così vuoto e insulso. Senza spazi né creatività. Senza prospettive.
Me lo ripetevo da troppo tempo, in realtà: dovevo andarmene.

Mi svegliai strano, quella mattina, con una nuova sensazione, nonprovata da tanto tempo: determinazione.
Dovevo andare via. E dovevo farlo subito.
Raccolsi le mie poche cose (una valigetta striminzita) e mi incamminai verso la stazione.
Intorno a me le facce di sempre: lunghe. Buie. Scavate dalla noia e dalla rassegnazione.
Paese di merda, pensai.
Ma non ero felice.

Non basta partire.
Servirebbe anche un certo entusiasmo.

25 maggio 2014

L'UOMO CON LA TESTA NEL CULO - one shot

Mi han chiamato, l'altro giorno, dal giornale: "mandaci cose" han detto. Bene.
"Stai sulla cronaca, sui fatti, racconta, cerca una storia" han detto. Bene.
D'altronde io questo faccio: racconto storie.

E allora scendo in piazza.
È un po' che manco, e non me la ricordavo così... piazzosa.
Vedo gente: scusate, gli chiedo, cerco una storia. L'avete vista - per caso - passar da queste parti?
Me ne servirebbe una con una certa urgenza!

Straniti mi guardano "dev'esser pazzo - li sento - andiamo via!"

C'è gente, in giro, e tanta. E ognuno corre dietro ai cazzi suoi, e ci ha da fare, giustamente.
Ma perché questo m'inquieta? Perché quasi mi spaventa?
Soffro forse di agorafobia e non lo sapevo?

No, il punto è un altro: non me ne frega un cazzo.
Chi sono, io, per star qui a guardar loro, a cercar storie, a giudicare?

Guardi la tivù? Leggi i giornali?
Cosa mai posso dirti, io, che tu già non sappia?
D'altra parte sono solo un altro uomo che vive con la testa nel culo. Uno dei tanti.
Da anni ormai questo facciamo: andiamo avanti.
La testa sempre più a fondo, conficcata all'interno delle nostre chiappe, più o meno ben tornite.
Sempre più a fondo, dico, per non sentire.

Non cattiveria, non qualunquismo - ci mancherebbe - solo che abbiamo altro da fare.
Sì, certo, il mondo fa schifo, e la vita è piena di merda.
E se tanto questo è l'odore che devo sentire, perdonatemi, ma allora perché non limitarmi ad annusar la mia? Almeno so cosa ho mangiato. E se permettete, da buon gourmet, me lo sono anche goduto.

Che questo è il punto, e perdonatemi se insisto: chi sono io per giudicare?
Son solo un altro uomo con la testa nel culo, proprio come voi.
Uno che quando qualcosa non gli sta bene si indigna, e cambia canale.

Parlo di me, perdonatemi, ma che altro dovrei fare?
La mia prospettiva sul mondo è un po' limitata, ne son cosciente.
Ma d'altra parte, da quaggiù, non ho certo un vasto panorama da guardare...

Ecco, se volete questo lo posso fare. Se volete, qualcosa ce l'ho da raccontare.
Sono esperto di merda, e in giro ce n'è tanta.

Ma sia chiaro: se vogliamo intraprendere questo viaggio non ci dovremo lamentare, perchè la merda puzza, vista da vicino.
E quella di un altro non è certo migliore della tua!

NOTTE - one shot

Ancora straniato dalle immagini sullo schermo, mi guardavo intorno. Spaesato.
Si era fatto buio, nel frattempo. E freddo.
Stringendomi nell'abbraccio caldo del cappotto mi sono incamminato per la strade della città, tagliate dalla luce dei lampioni: la notte mi aspettava.

24 maggio 2014

INQUIETUDINE - one shot

Quante notti l'incubo è venuto a turbare i miei sogni?
Quante notti mi sono svegliato terrorizzato, con la certezza di una presenza nella stanza?
Quanti risvegli, paralizzato e inquieto, sentendo attorno a me oscure presenze?
Con la certezza di uno sguardo, scrutatore e maligno?
Quante notti preda dell'angoscia e della paura?

Quanto si è divertita, mia sorella, in tutti questi anni?
("plagio" volante da Virgil Finlay, uno cui non mi sognerei nemmeno di ipotizzare un'allacciatura di sandali)

23 maggio 2014

MAL DI TESTA - one shot

...era iniziata con un semplice mal di testa.
Non un mal di testa normale, ma insomma... niente di che.
Poi però era aumentato. E non c'era verso di farlo smettere. Niente di che, ma costante.
Il medico non sapeva cosa consigliare. Cura sintomatica, aveva detto. Non aveva capito.
Nessuno, in realtà, aveva capito. Nemmeno io.
Solo quando le idee cominciarono ad uscire, ad essere visibili, iniziai a capire.
E così tutti gli altri.
Non che fossero chissà quali idee, o chissà quanto interessanti. Nessun lampo di genio.
Solo che si vedevano da fuori.

22 maggio 2014

DISPREZZO - one shot

liscia così...
con un grazie a Maicol&Mirco (cui l'ho rubata) e al Conte Zarganenko (che me l'ha fatta conoscere).

21 maggio 2014

IL POSTO DELLE STORIE - one shot

Era iniziata quasi per gioco.
Un giorno, per caso, si era seduto a quel tavolino e aveva cominciato a scrivere.
La storia scivolava via da sola, e scrivendola lui aveva perso il senso del tempo. Era rimasto lì fino a sera.
Il giorno dopo automaticamente, senza pensarci, si era seduto allo stesso tavolo, e aveva ricominciato a scrivere: la storia era ripartita, esattamente da dove l'aveva lasciata.
Si sa che gli scrittori, come un po' tutti gli artisti, sono tipi scaramantici. Abitudinari, anche.
E così aveva continuato: ogni giorno si sedeva a quello che ormai era il SUO tavolino e si metteva a scrivere.
Dopo qualche giorno, aveva già un suo pubblico: inizialmente distante, rispettoso, il pubblico lo guardava scrivere.  Stupito, dapprincipio, silenzioso. Presero a chiamarlo "lo scrittore", e lo guardavano lavorare. Poi, sempre più curioso, il pubblico iniziò a sbirciare, ad avvicinarsi. A leggere quello che scriveva da sopra le sue spalle, chine sul foglio. Qualcuno cominciò a chiamarlo "il nostro scrittore". Ma lui non se ne accorgeva neppure: continuava a scrivere. La storia, giorno dopo giorno, continuava a scriversi.
Finché un giorno, molto tempo e molte pagine dopo, lo scrittore arrivò al bar, una mattina, e trovò il tavolino occupato. Un ragazzo, avrà avuto si e no vent'anni. Un forestiero. Senza sapere nulla, senza pensarci, aveva ordinato un caffè e si era seduto. Non c'è niente di strano, pensò lo scrittore: mica c'era scritto il suo nome... poi però avvenne qualcosa: senza nemmeno accorgersene, il ragazzo aveva tirato fuori un taccuino e cominciato a scrivere. Uno strano mormorio si levò nel bar. Timoroso. Sommesso. Lo scrittore si mise ad osservarlo, dapprincipio spaesato, confuso. Poi sempre più nervoso, arrabbiato, geloso, si avvicinò. Si mise a leggere, da sopra le sue spalle, chine sul taccuino. Adesso era decisamente spaventato: il ragazzo stava scrivendo la sua storia.
Esattamente dal punto in cui lui l'aveva interrotta il giorno prima.

20 maggio 2014

DEDICHE - pantera

...poi, ogni tanto, quando mi annoio, se qualcuno non ha fretta e mi lascia il libro, escono pure pagine così...

15 maggio 2014

I GIOCATORI - backstage

...poi, ogni tanto, ci sono tavole che nascono così, senza pensarci...
Poi la cambi: dai un volto, un ruolo, un personaggio a tutti...
Ma alla fine rimane identica.

LA PORTA VERDE - backstage

La porta verde.
BakeStage di un'altra tavola di Pantera.
Prime suggestioni (ancora versione grottesca)...
Spostandosi un pochetto più in là (non troppo, però)...

13 maggio 2014

CHIQUITA - backstage

Chiquita è uno dei miei personaggi preferiti.
Del libro in sé, ma anche proprio da disegnare.
dopo i primi "cazzeggi" ha subito preso forma...

10 maggio 2014

COSE CHE GIRANO SUL WEB - piccole storie zen

Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bambini.
Uno di loro chiese all'altro:
- Tu credi nella vita dopo il parto?
- Certo - rispose il fratellino - qualcosa deve pur esserci, dopo. Forse siamo qui proprio per prepararci a quello che saremo...
- Sciocchezze! E come sarebbe quella vita?
- Non lo so, ma probabilmente... ci sarà più luce che qua.
- È ridicolo: la vita dopo il parto è impossibile. Il cordone ombelicale è troppo corto.
- Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da qui.
- Però nessuno è mai tornato dall'aldilà, dopo il parto... il parto è sicuramente la fine della vita. E la vita non è altro che un'angosciante esistenza nel buio che ci porta verso il nulla.
- Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremo la mamma, e lei si prenderà cura di noi..."
- Mamma? Tu credi alla mamma? E dove sarebbe lei, ora, secondo te?
- Dove? Tutt'intorno a noi! È in lei, e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.
- Impossibile: non ho mai visto mamma. Nessuno l'ha mai vista. Quindi è logico che non esista.
- Sì, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla. A percepire come accarezza il nostro mondo. Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che adesso stiamo soltanto preparandoci ad essa...
- Sarà, ma io mi fido poco o nulla di quello che non vedo...

Poi, un giorno, i due gemelli nacquero.

- Avevi ragione su tutto - disse lo scettico - allora sicuramente esisterà un dio ancora più grande della mamma, che vive tutt'intorno a noi e che ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e esisterà sicuramente una vita dopo la morte, e ora stiamo solo preparandoci a quella, e...
- accontentarsi mai, eh? - lo interruppe il fratellino.

9 maggio 2014

IL MIO NEMICO - piccole storie zen

Da più di quarant'anni, seduto sulla sponda del fiume, aspetto.
Non ho visto passare nessun cadavere. Nessun nemico.
Paziente, sono rimasto in attesa: avevo il tempo.

Finché un giorno, dopo più di quarant'anni, il mio tempo è finito.
Vecchio e stanco, spossato, mi sono semplicemente lasciato andare, il mio corpo che scivolava lentamente nel fiume.
Portato via dalla corrente.

E è stato lì che l'ho visto.
Dietro un'ansa del fiume, poco più a valle di me: il mio nemico.
E sorrideva. L'ho visto sorridere, mentre scivolavo inesorabilmente verso valle.

"Era l'ora, cazzo - l'ho sentito dire - sono più di quarant'anni, che aspetto!!"

8 maggio 2014

THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN' - one shot


Ci sono scene, nella memoria, che oggi ti chiedi come fosse possibile.
Immagini, cose, che viste oggi ti farebbero venire mille dubbi, mille pensieri. Mille paure, anche.
Cose che oggi nemmeno saprei ben spiegare a mia figlia; a lei che ogni mattina, mandandola a scuola, mi sente dire con voce vagamente apprensiva: "mi raccomando, mandami un sms, quando arrivi!"
Se potesse vedere queste immagini, questi ricordi sepolti nella mia mente mi chiederebbe - mi pare di sentirla - ma che, davvero avevate dei telefoni attaccati al muro? E come facevate a portarli in giro?
Times are changed, baby!
Già.