21 novembre 2014

NOIR - due

Ero sicuro che qualcosa non andasse, che mi stesse nascondendo qualcosa.
Non le credevo. Nonostante i suoi ripetuti dinieghi e le sue spiegazioni fintamente razionali.
Nonostante le sue infinite scuse.
Per questo l'avevo seguita...

E alla fine avevo avuto ragione.
Non che ne fossi contento, ma in un certo senso mi faceva sentire bene.
Come una liberazione.

Quando l'avevo vista entrare nell'appartamento, quando avevo visto l'uomo aprirle la porta con familiarità e lasciarla entrare... non dico che ne fossi contento. Sollevato, però, senza dubbio.
Avevo aspettato un po'. Un tempo ragionevole, sufficiente per lasciarli "accomodare".
Volevo coglierli sul fatto: non volevo che lei avesse modo di inventarsi un'altra delle sue solite scuse.
Avevo aspettato un po', poi avevo spalancato la porta e fatto irruzione nella stanza.
E loro stavano lì, mezzi nudi, abbracciati... e mi guardavano.
Spaventati, terrorizzati e confusi, mi guardavano.
E ho sparato. Tre colpi, gli ho sparato.

Ero sicuro che qualcosa non andasse, e avevo ragione: quella non era mia moglie.
"...e questo come l'ha fatta sentire?" mi stava chiedendo la donna del bar guardandomi intensamente negli occhi.
Bene, come al solito -avevo risposto- cioè... non che cambiasse gran che, rispetto alle altre volte: mia moglie è morta da tre anni.

Nessun commento:

Posta un commento