30 luglio 2021

CAMBIARE LA STORIA (Profondissima) - PAZIENZA

Cambiare la storia è un opportunità che non si ha tutti i giorni. Noi offriamo quest’occasione ad autori che ogni volta ci racconteranno il loro rapporto con le tavole più o meno importanti della storia del fumetto. Le stravolgeranno secondo i propri capricci, componendo la storia che hanno sempre sognato, o correggendo ciò che non gli è mai andato giù, creando così una versione inedita e personale. In questo numero parliamo con Luca Ralli, che già diverse volte si è divertito a reinterpretare tavole di altri autori.

Profondissima: Ciao Luca! Non è la prima volta che ti trovi a mettere mano sul lavoro di qualcun altro, ma forse stavolta è un pò diverso. Parleremo di cambiare una storia, un operazione delicata. Hai idea di chi tirare in ballo? E’ stato facile capire quale storia portare qui (in sala operatoria)?

Luca: No, non è stato facile: io amo “rimettere mano” al lavoro altrui. Plagiare, ridisegnare, reinterpretare il lavoro altrui. Distruggere ciò che amo, in un certo senso. Ho avuto vari dubbi: ho molti desideri in questo senso. L’opportunità è però troppo ghiotta, per farsela sfuggire… ho quindi pensato, più che all’opportunità di “ridisegnare” alle motivazioni per cui farlo. E allora la scelta è diventata quasi ovvia: affrontiamo un mostro sacro. Qualcosa come una bestemmia (in senso disegnato, che in genere non amo le bestemmie): affrontiamo Andrea Pazienza. Esso medesimo.

P: Una scelta più che coraggiosa! Devi avere delle motivazioni piuttosto forti per mettere in discussione un autore così importante, così amato, reso ormai praticamente intoccabile. Cosa ti spinge ad affrontare Pazienza? Cosa ti spinge ad affrontare il linciaggio?

L: …oddio, “linciaggio” mi sembra eccessivo… siamo comunque tra gente civile. O quasi. Diciamo che da un lato sicuramente la prima molla è proprio il “peso” di Pazienza, l’influenza che ha avuto sulla sua generazione e su quelle successive (tipo la mia). È stato, è diventato, è una specie di pietra miliare nel fumetto italiano: nessuno, dopo di lui, ha potuto evitare di farci i conti. E forse nessuno potrà più evitarlo.
Il segno, il disegno, il linguaggio (scritto e disegnato), il modo stesso di raccontare… ha cambiato dei parametri. Tutti noi autori abbiamo dovuto confrontarci e scontrarci con lui e con il suo mito, vuoi per somigliargli, vuoi per allontanarsene o perfino per negarlo.
Fare questo confronto “in pubblico” è un’occasione, una sfida cui non voglio sottrarmi…

P: Siamo d’accordo sulla grande importanza che ha avuto, e che ha tutt’ora il suo lavoro. Meno sul rischio che c’è nel “Cambiare la storia” di Andrea Pazienza. A proposito, di quale storia stiamo parlando?

L: …dovendo affrontare un mito del genere, non vedo perché tergiversare e non afferrare subito il “toro” per le corna: all’inizio avevo pensato di “cambiare” Pompeo, ma poi mi sono reso conto che cambiando nel modo giusto Zanardi forse avrei potuto evitarlo proprio, Pompeo… renderlo in qualche modo meno “necessario”.

P: Ma grazie a Dio, Pompeo c’è stato! Prima parlavamo di pietre miliari, avresti voluto evitare di leggerne una così? Come pensavi di cambiare Zanardi? E’ un bel tipaccio…

L: …no, non credo Dio c’entri molto: se ci fosse entrato probabilmente l’avrebbe già cambiata lui, la storia. Credo. O forse no: ha molto a che vedere con il libero arbitrio, purtroppo… comunque: non avrei voluto “evitare di leggere” Pompeo, ma forse avrei preferito farne a meno, in cambio di più Pazienza. Di un Pazienza più maturo… cioè, so che è un discorso che suonerà impopolare a molti (non toccate i loro miti!!), ma proverò a spiegarmi… d’altronde avevamo anticipato che sarebbe stata una sfida tosta, e proprio questo ne è forse uno dei nodi cruciali.
Il punto è proprio l’influenza di Pazienza. Nell’essere ciò che era, nell’essere stato così importante e significativo per tutti noi, nel suo “lascito” si è fatto veicolo anche di tutta una serie di messaggi. Avrebbe potuto (forse dovuto?) esserne più consapevole.
Mi riferisco in particolare a tutta la storia della droga…

P: Ma quindi stai dicendo che Dio ha abbandonato Pazienza?
Cioè... per te, Pazienza, è un angelo caduto dal cielo dritto nella droga, ed il tuo cambiare Zanardi significherebbe salvarlo? Non trovi che anche tu, così facendo, lo abbandoneresti?

L: Ah! Ah! No, non esageriamo, e soprattutto non esagerare le mie parole (così mi fai sembrare una specie di estremista maniaco religioso)… ti stai un po’ alterando, mi sembra… voglio solo dire che il suo parlarne così tanto, in modo così esplicito, racchiude una serie di messaggi che, credo, siano stati travisati. O mitizzati. Comunque era un essere umano, con vizi e virtù e bla bla bla. Anche lui aveva i suoi mostri, giustamente, come tutti noi. Credo che in qualche modo Zanardi incarnasse il suo mostro interiore (il suo lupo mannaro, se vuoi), con cui era in continuo conflitto. Un conflitto interiore. Amore odio. Credo che in un certo senso Pazienza stesso ce l’abbia rappresentato, messo in scena, questo conflitto. Fisicamente proprio.

Ecco, è qui che vorrei agire, cambiare la storia, appunto: “La Prima Delle Tre” inizia in un cinema, con Zanardi rumoroso e cafone e lo stesso Pazienza, uno spettatore come tanti, che disturbato dalla sua cafonaggine lo affronta. Prima civilmente poi, all’uscita dal cinema, passando alle mani… credo che in quel momento, sul piano simbolico, Pazienza avrebbe potuto sconfiggere Zanardi (nella storia c’è andato molto vicino, ma finisce per soccombere e, guarda caso, finiscono a drogarsi insieme!). E se l’avesse sconfitto? Se Pazienza avesse vinto, sconfitto il suo demone, come sarebbe continuata la storia? Quante cose sarebbero cambiate? Avrebbero potuto, quantomeno…


P: Sarebbe cambiato Pazienza… può esistere un Pazienza diverso da quello che è stato?

L: Non credo di dire niente di così strano dicendo che un talento come il suo meritava una seconda possibilità… e forse ce la saremmo meritata anche noi.
Ricordo tutta la mitizzazione che all’epoca era stata fatta di questo mondo già quasi “post-punk” in cui personaggi alla Pazienza e alla Freak Antoni diventavano la scusa al deleterio ubriacarsi e drogarsi e… divenendo in qualche modo anche loro vittime di sé stessi e della proprio immagine stereotipata. Avrebbero potuto fare di più, dire di più… e dirlo meglio, senza tutta quella retorica della droga, della sinistra, del ’77 e bla bla bla… avrebbero potuto e forse avrebbero dovuto.

Ma ci pensi, cosa avrebbe potuto darci (e con “ci” intendo noi, generazioni a lui immediatamente future, ma anche quelle che stanno seguendo e seguiranno)?
Ci pensi se Pazienza, invece di spingerli goliardicamente verso IL MALE, avesse provato ad indirizzare i giovani verso IL BENE?




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