28 aprile 2014

MONTMARTRE - 2

Ma non ho tempo, ora, per le nostalgie: ho un lavoro da fare.
E poi c'è qualcosa in agguato. Come una sensazione, un'ombra, che mi rende inquieto.
Nervoso.
O sono solamente io che -invecchiando- divento paranoico...

NUDO - one shot

Si era ritrovato a correre, nudo, in mezzo alla strada.
Ci si era ritrovato così, come svegliandosi da un incubo, all'improvviso.
Come svegliandosi, ansimante e spaventato. Disperato.
Ma non era un sogno, e lo sapeva: sapeva che era reale.
Non aveva il coraggio di fermarsi: non sapeva da cosa stesse scappando.
Ma era certo che ci fosse un buon motivo, per correre.
E sentiva di non poter resistere ancora a lungo.
Doveva trovare un luogo in cui nascondersi.
Un riparo.

Si era come risvegliato così, nudo in mezzo alla strada.
Succede nei sogni, a volte. Negli incubi, più spesso.
Ma stavolta era diverso: la paura non era la nudità, ma la strada.

21 aprile 2014

CIBO - one shot

Dovevamo aspettarcelo.
Non che voglia dar ragione ai vegetariani, figuriamoci.
Io sono carnivoro per scelta (per religione, quasi) e non ci vedo niente di male nel mangiare carne di per sé.
Il punto è un altro: il punto è che la carne te la dovresti meritare, in un certo senso. Conquistare, quasi.
Cacciare il cibo: una lotta piuommeno paritaria tra te e la tua preda.
O tra te e il tuo cacciatore.

Mangiare o essere mangiati.
Questo è natura.

Quando il cibo ha cominciato a ribellarsi, sinceramente, non ci ho visto niente di strano.

SORRISI - one shot

Mi ero accorto da un po' che mi stava seguendo.
L'avevo incrociato un paio di isolati prima.
Avevo incrociato il suo sguardo.
L'avevo visto voltarsi a guardarmi di sottecchi, poi cambiare direzione.
Non ci avevo prestato molta attenzione, lipperlì, ma poi aveva accelerato il passo, e mi aveva raggiunto.
Ma fu solo quando aveva estratto la pistola che avevo realizzato davvero.
"Dammi un pezzo della tua felicità, stronzo!" mi aveva minacciato.
Lo sapevo, avevo fatto una cazzata: mai sorridere a uno sconosciuto!

20 aprile 2014

JAZZ


Nessuno l’aveva notato, pensavo.
L’equilibrio del pezzo era tutto nelle sue mani.
Tutti seguivano il sassofono, o il piano, le circonvoluzioni melodiche e dissonanti della voce… eppure a tenere tutto insieme erano le note profonde, malinconiche del contrabbasso. Raccontavano una storia diversa da tutto il resto. Eppure lo unificavano… lo completavano, in qualche modo.

Era innamorato di lei.
Nessuno lo sapeva, probabilmente, e nessuno se ne sarebbe mai accorto.

Ma a ben guardare era evidente: lo sguardo, il tremito lieve delle spalle, l’attenzione con cui ne seguiva ogni più piccolo movimento… non era importante, pensava.
Amore, passione, rabbia, frustrazione diventavano primitiva risonante violenza.
Colpi secchi, sferzate di basso. Violenti, risonanti colpi al cuore; pura malinconia che assecondava anche i più lievi percorsi della melodia. Come emanando direttamente da lei.
Forse è proprio questo, la musica – la loro musica – pensavo: una continua battaglia, una lotta. Amore e sesso. Inespresso. Sublimazione di sentimenti e passioni che non avrebbero mai potuto vivere fuori da lì.


18 aprile 2014

MONTMARTRE - 1

Sono tornato.
Vorrei gridare. Vorrei gridarlo al mondo, alla strada, ai lampioni: eccomi, sono tornato.
Ma resto qui, guardando da lontano la casa, la finestra dove ho vissuto così tanti anni. Tanti anni fa.

E adesso sono qui. Sono tornato.
I passi, da soli, mi riportano sui vecchi sentieri.
I vecchi percorsi di una vita.
Come se fosse normale.

Come se non me ne fossi mai andato.

La strada è sempre quella.
La città è sempre quella.
Solo io sono più vecchio.
I miei passi più lenti.
Incerti forse.

O è solo il pensiero che li rallenta; il bisogno di riconoscere il cammino.
Le vecchie pietre.

MONTMARTRE - 3


Sapevo che era ancora lì.
Continuavo a sentirlo, con la coda dell’occhio.
A percepirlo.
Era tutto il giorno che mi seguiva.
In modo abbastanza discreto, in realtà.
Ma senza nasconderlo più di tanto.
Cosa che denotava una certa sicurezza.
Perfino troppa, effettivamente.

Chi era? Perché camminava dietro ai miei passi?
Che cosa cercava, cosa voleva da me?

Non sapevo se dovessi temerlo. Temerne le intenzioni.
Al momento, superiore era la curiosità a qualsiasi timore.
Solo un vago senso di inquietudine mi tratteneva dall’andarmi a sedere al suo tavolo; dall’approcciarlo direttamente.

Continuavo a sentirlo.
Ad aspettare la sua mossa.

16 aprile 2014

AIXI

Altro piccolo anticipo dal nuovo libro di Stefano Benni: "Aixi", infatti, è l'altro racconto che compare in "Pantera".
Tutta un'altra storia, questa. Di vento e di mare.



Un astice barcolla sulle zampette corte, in una delle enormi chele porta una tazza di caffellatte e nell’altra un
biscotto. Ma la chela stringe troppo forte e il biscotto si spezza e casca a terra in briciole.
– Uffa longhifante, non ne combini una – protesta Aixi.
– Sveglia bella, sei mica una bambina ricca di città – dice l’astice con gli occhi a funghetto – devi alzarti e preparare il caffè a babbo.




Arriva fino agli ormeggi, ha il coppo legato alla schiena, si equilibra la cassetta in testa e avanza nell’acqua, fino a quando può, fin quasi alle spalle. Poi tira la corda dell’ormeggio e la Fiamma scivola lenta vicino a lei.


14 aprile 2014

PANTERA


E la Pantera arrivò.
Snella, flessuosa, pallida.
Nero il caschetto di capelli, neri gli occhiali da diva.
Tutta vestita di nero, dal giaccone di cuoio al maglione a collo alto ai pantaloni, agli stivaletti.
Nero il caschetto di capelli, neri gli occhiali da diva.
Unico colore acceso in quella ben studiata e affascinante tenebra, il rossetto carminio della bocca.


Il luogo magico era la sala biliardi più grande della città, l’Accademia dei Tre Principi.
Fu lì che l’avrei incontrata.


Un pianeta dove era sempre notte, dove non si udivano i rumori del traffico cittadino, ma solo il rotolare delle biglie, lo schiocco delle stecche, i passi fruscianti dei giocatori.


Quello che decideva se potevi giocare su un Principe era un vecchio cieco che si chiamava Vanes, e per me era Borges.


Erano questi i cavalieri dei Tre Principi, sotto la cieca autorità di Borges.

13 aprile 2014

ARRIVA "PANTERA"


Il 30 aprile esce “Pantera”, il nuovo libro di Stefano Benni.
Con le illustrazioni di Luca Ralli.
Mie.

Vorrei limitare le parole: ci sarà tempo, per quelle, se vorrete.
Preferirei che a parlare fossero le immagini, almeno per ora.

12 aprile 2014

INIZIA COSÌ…


Questo blog inizia con “Pantera”.
Ed è giusto che sia così.

È giusto perché è da qui che vorrei partire.
Perché, dopo dieci anni di disegni al computer, “Pantera” è stato il ritorno alla mano, al foglio di carta, al pennino inzuppato nella boccetta d’inchiostro che graffia il foglio di carta.
Ma anche alla macchia, allo schizzo, alla paura dell’errore sempre dietro l’angolo senza nessun “mela-z” per tornare indietro.

E di conseguenza anche al coraggio, al vai avanti, al buttati e non ci pensare.
E quindi mi butto, e non ci penso.

Questo blog inizia così, e da qui vorrei che andasse avanti.
Comincerò caricando un po’ di cose già fatte (“Pantera”, in primo luogo), ma vorrei che nel giro di poco tempo diventasse qualcosa di diverso. Vorrei che qui nascessero storie, idee, cose.
Vorrei che diventasse un appuntamento.
Per ora è solo una dichiarazione d’intenti, ma se qualcuno sarà qui, con me, a confrontarsi, a dare suggestioni, idee, consigli; se qualcuno continuerà a ricordarmelo, potrebbe anche accadere.
Io ci sarò.
Siateci.