20 aprile 2014

JAZZ


Nessuno l’aveva notato, pensavo.
L’equilibrio del pezzo era tutto nelle sue mani.
Tutti seguivano il sassofono, o il piano, le circonvoluzioni melodiche e dissonanti della voce… eppure a tenere tutto insieme erano le note profonde, malinconiche del contrabbasso. Raccontavano una storia diversa da tutto il resto. Eppure lo unificavano… lo completavano, in qualche modo.

Era innamorato di lei.
Nessuno lo sapeva, probabilmente, e nessuno se ne sarebbe mai accorto.

Ma a ben guardare era evidente: lo sguardo, il tremito lieve delle spalle, l’attenzione con cui ne seguiva ogni più piccolo movimento… non era importante, pensava.
Amore, passione, rabbia, frustrazione diventavano primitiva risonante violenza.
Colpi secchi, sferzate di basso. Violenti, risonanti colpi al cuore; pura malinconia che assecondava anche i più lievi percorsi della melodia. Come emanando direttamente da lei.
Forse è proprio questo, la musica – la loro musica – pensavo: una continua battaglia, una lotta. Amore e sesso. Inespresso. Sublimazione di sentimenti e passioni che non avrebbero mai potuto vivere fuori da lì.


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