21 maggio 2014

IL POSTO DELLE STORIE - one shot

Era iniziata quasi per gioco.
Un giorno, per caso, si era seduto a quel tavolino e aveva cominciato a scrivere.
La storia scivolava via da sola, e scrivendola lui aveva perso il senso del tempo. Era rimasto lì fino a sera.
Il giorno dopo automaticamente, senza pensarci, si era seduto allo stesso tavolo, e aveva ricominciato a scrivere: la storia era ripartita, esattamente da dove l'aveva lasciata.
Si sa che gli scrittori, come un po' tutti gli artisti, sono tipi scaramantici. Abitudinari, anche.
E così aveva continuato: ogni giorno si sedeva a quello che ormai era il SUO tavolino e si metteva a scrivere.
Dopo qualche giorno, aveva già un suo pubblico: inizialmente distante, rispettoso, il pubblico lo guardava scrivere.  Stupito, dapprincipio, silenzioso. Presero a chiamarlo "lo scrittore", e lo guardavano lavorare. Poi, sempre più curioso, il pubblico iniziò a sbirciare, ad avvicinarsi. A leggere quello che scriveva da sopra le sue spalle, chine sul foglio. Qualcuno cominciò a chiamarlo "il nostro scrittore". Ma lui non se ne accorgeva neppure: continuava a scrivere. La storia, giorno dopo giorno, continuava a scriversi.
Finché un giorno, molto tempo e molte pagine dopo, lo scrittore arrivò al bar, una mattina, e trovò il tavolino occupato. Un ragazzo, avrà avuto si e no vent'anni. Un forestiero. Senza sapere nulla, senza pensarci, aveva ordinato un caffè e si era seduto. Non c'è niente di strano, pensò lo scrittore: mica c'era scritto il suo nome... poi però avvenne qualcosa: senza nemmeno accorgersene, il ragazzo aveva tirato fuori un taccuino e cominciato a scrivere. Uno strano mormorio si levò nel bar. Timoroso. Sommesso. Lo scrittore si mise ad osservarlo, dapprincipio spaesato, confuso. Poi sempre più nervoso, arrabbiato, geloso, si avvicinò. Si mise a leggere, da sopra le sue spalle, chine sul taccuino. Adesso era decisamente spaventato: il ragazzo stava scrivendo la sua storia.
Esattamente dal punto in cui lui l'aveva interrotta il giorno prima.

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